Il riposo nel mondo degli animali
di Ugo Cirilli
Quale sia l’esatta funzione del sonno rimane in parte un mistero. Di certo, l’esigenza di una fase di riposo quotidiana accomuna l’essere umano al resto del regno animale.
Non tutte le specie, però, dormono come noi; alcune hanno abitudini davvero particolari.
Contrariamente a quanto potremmo pensare, in genere gli animali più grandi hanno un sonno di durata più breve.
Animali di dimensioni piccole, specie notturne e predatori dormono spesso più a lungo. I carnivori, infatti, rispetto alle loro prede hanno minori esigenze di veglia e difesa.
I mammiferi solitamente presentano gli stessi due tipi di sonno dell’uomo, il non-REM e il REM.
Si tratta di un dato affascinante, perché la fase REM è quella in cui si verificano per lo più i sogni. Possiamo quindi pensare che altre specie oltre a noi abbiano un’attività onirica!
Anche gli uccelli presentano queste due tipologie di sonno, mentre i rettili arrivano raramente alla fase REM.
Per quanto riguarda i pesci, non siamo certi che si addormentino veramente, ma in diverse specie sono state osservate fasi di ridotto metabolismo e scarsa reattività agli stimoli.
Dopo questa panoramica generale, scopriamo alcune curiosità!
Gli animali che dormono di più
Il record per eccellenza spetta al vespertilio bruno, un piccolo pipistrello nordamericano che dorme circa 19,9 ore al giorno.
Segue il pitone, con 18 ore di sonno quotidiano. Il bradipo, considerato quasi l’animale “pigro” per eccellenza, trascorre solo 9-10 ore al giorno addormentato.
Gli animali che dormono meno
I cavalli dormono meno di 3 ore al giorno, talvolta anche senza sdraiarsi. Seguono nella classifica gli elefanti, con 3 ore quotidiane e le mucche, 4 ore.
La giraffa arriva a 4,5 ore giornaliere, ma in maniera alquanto strana rispetto alle nostre abitudini: si assopisce infatti per 5 minuti, poi si sveglia di nuovo. Spesso continua a ergersi sulle zampe nel sonno.
Vista la mole, infatti, qualora dovesse alzarsi per l’arrivo di un predatore impiegherebbe troppo tempo, rischiando la vita. Anche il sonno frammentato è una strategia di sopravvivenza, per non “abbassare la guardia” a lungo.
Dormire in gruppo per proteggersi
In alcune specie, più esemplari dormono insieme per ragioni di sicurezza. Nel sonno delle anatre selvatiche, ad esempio, alcune si assopiscono con un occhio aperto; in questa condizione mantengono una certa reattività ai pericoli.
Le lontre possono dormire in acqua tenendosi le une alle altre, così sarà più difficile che la corrente le trascini via. Le marmotte in letargo si scaldano a vicenda, addormentandosi per mesi vicine nelle tane.
Dormire… a metà
Curioso il caso dei delfini tursiopi e delle balene, che non sembrano mai addormentarsi del tutto.
I primi riposano nuotando in coppia con un altro esemplare: ognuno “addormenta” un emisfero cerebrale alla volta, mantenendo un occhio aperto e metà cervello vigile.
Poi si alterna con il compagno, cambiando posizione e utilizzando l’altro occhio e l’altro emisfero. Anche la balena adotta lo stesso sistema, senza però ricorrere a un “partner di sonno”.
Delfini e balene hanno bisogno di affiorare periodicamente dall’acqua per respirare, inoltre tendono a mantenersi vigili per difendersi dai pericoli. Con un sonno “a metà”, sono sempre attivi.
Il letargo: una forma estrema di risparmio energetico
Il letargo in genere caratterizza gli animali che affrontano lunghi periodi in condizioni ambientali difficili: ne è un esempio l’inverno in alta montagna, quando la neve ammanta il paesaggio e il cibo è scarso.
Così, l’evoluzione ha portato alcune specie a trascorrere mesi con le funzioni vitali praticamente al minimo, in un lungo sonno che può essere continuo o interrotto periodicamente per nutrirsi.
Il consumo di energia risulta ridottissimo, alimentato magari dalle sole riserve di grasso accumulate in precedenza.
Il battito cardiaco rallenta molto, la temperatura corporea può scendere perfino sotto zero. Nel sangue aumenta la concentrazione dei sali e dell’urea, che impediscono all’acqua in circolazione di congelare.
Quei primati che si preparano il letto
L’abitudine di dormire in un morbido giaciglio, creato appositamente per il sonno, non è un’esclusiva umana.
Anche i gorilla, gli oranghi e gli scimpanzé preparano una loro versione del letto, utilizzando rami e foglie. Nel 1999, in Tanzania, il ricercatore Koichiro Zamma provò a dormire nel “nido” di vegetazione lasciato da uno scimpanzè.
Lo trovò tanto comodo da progettare e realizzare un piccolo letto con la stessa struttura!
Come abbiamo visto, il sonno degli animali ci rivela un’affascinante varietà di abitudini, nate dalle esigenze di adattamento più disparate. E l’esigenza di “ricaricare le batterie”, in un modo o nell’altro, si rivela un trait d’union tra gli esseri viventi.