Dicembre 1966, moriva Walt Disney, mago dell’animazione
di Ugo Cirilli
Il 15 dicembre 1966 moriva un grande pioniere dell’animazione, che aveva cambiato per sempre la storia dei cartoon: Walt Disney.
La sua biografia dimostra che anche i migliori creativi, agli inizi, possono essere incompresi, ma la tenacia porta a superare ostacoli enormi. Disney nacque nel 1901 a Chicago, quarto di cinque figli. Ancora bambino, nel tempo libero dalla scuola aiutava il padre che aveva un’impresa di distribuzione di giornali a Kansas City, lavorando anche di notte. In quegli anni difficili, Walt trovava conforto nella sua passione per il disegno e per il cinema di Charlie Chaplin. Decise così di intraprendere studi artistici, iniziando a frequentare l’Istituto d’Arte di Chicago. In quegli anni provò a collaborare come fumettista con il giornale Kansas City Star, ma la redazione lo licenziò considerandolo poco fantasioso. Nessuno immaginava quale futuro lo attendeva!

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Dopo la grande delusione, il giovane Walt lavorò per un periodo a bordo dei treni, poi lasciò la scuola a sedici anni e partì volontario per la prima guerra mondiale, falsificando la data di nascita sul passaporto. Divenne autista di ambulanze in Francia, e la passione per il disegno non lo abbandonò neanche allora: sembra che guidasse un’ambulanza che aveva personalizzato con le sue illustrazioni. Nel 1919 tornò negli States e lavorò inizialmente in un’agenzia pubblicitaria, dove avvenne un incontro determinante. Conobbe infatti l’animatore e fumettista Ub Iwerks, suo coetaneo, con cui iniziò a realizzare brevi animazioni per gli spot dei cinema.

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Nel 1922 fondò il suo primo studio di animazione, “Laugh-O-Gram Films”, con l’amico Iwerks tra i collaboratori: nacquero alcune intuizioni originali, come il corto “Alice nel Paese delle Meraviglie” in cui attori reali recitavano su uno sfondo di animazione. Purtroppo lo studio chiuse a causa di alcuni problemi economici e Walt Disney si trovò a ripartire da zero. Si trasferì a Hollywood e, dopo vari rifiuti da parte delle produzioni discografiche, ottenne la fiducia della Universal: la proprietaria Margaret Winkler volle credere in lui, commissionandogli alcuni film di animazione. Nacque così una nuova attività, fondata assieme al fratello nel garage dello zio che lo ospitava a Hollywood: “Disney Brothers Cartoon Studio”.

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Lo studio assunse la giovane Lillian Bounds come segretaria e assistente, incaricata di ripassare i disegni a inchiostro. Tra lei e Walt nacque un sentimento, l’inizio di un legame che si sarebbe protratto fino alla morte del disegnatore. I due si sposarono nel 1925, ebbero una figlia biologica e ne adottarono un’altra. Purtroppo i rapporti con la Universal si deteriorarono quando alla gestione subentrò Walter Mintz, marito di Margaret Winkler, che impose condizioni meno favorevoli. Ormai la Universal deteneva i diritti per una delle creazioni più fortunate dello studio: Oswald il coniglio. Ma Walt Disney e l’amico Ub Iwerks, che continuava a lavorare con lui, non si scoraggiarono e crearono un nuovo personaggio, modificando alcuni tratti di Oswald: Mickey Mouse, per noi Topolino! Il topo più famoso dell’animazione debuttò nel 1928 nel cartoon “Steamboat Willie”, per la cui realizzazione Disney arrivò a vendere l’auto. Fu un successo clamoroso, apripista per un futuro meno incerto. Topolino sarebbe apparso in molti altri film e, nel 1932, avrebbe esordito un’altra icona dell’universo disneyano: Paperino.
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Grazie al clamoroso successo del film d’animazione “Biancaneve”, che alcuni esponenti dell’industria cinematografica avevano creduto una follia, nacquero i celebri “Walt Disney Studios di Burbank”, California.

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Trascorsi i drammatici anni della guerra, l’attività degli Studios riprese a gonfie vele. Nel 1955 aprì i battenti il parco di Disneyland, dove era possibile incontrare lo stesso Walt in mezzo alle attrazioni e agli amati personaggi. Tra animazione e film per la TV, ormai il nome di Disney rappresentava un brand di indiscussa qualità in grado di far sognare grandi e piccoli. E l’immaginazione del fondatore si spingeva oltre il mondo dei cartoon: arrivò a concepire l’idea di una cittadina del futuro, dove testare le ultime innovazioni tecnologiche. EPCOT (Experimental Prototype Community of Tomorrow) era il progetto al quale Walt Disney continuava a lavorare quando morì, nel 1966, affetto da un tumore al polmone. “Da oggi il mondo è più povero”, disse l’allora governatore della California Ronald Reagan, e il settimanale italiano “Epoca” mise in copertina un disegno con Topolino in lacrime, di Giovan Battista Carpi.

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Il progetto EPCOT aprì i battenti nel 1982 come parco tematico, tuttora visitabile. E il carisma di Walt Disney sopravvive nel mondo fantastico al quale diede vita, un universo di sogni e colori senza tempo.