5 grandi romanzi classici da leggere
di Ugo Cirilli
Umberto Eco formulò una famosa riflessione sulla lettura. Chi non legge, disse lo scrittore e semiologo, vive solo la propria vita, un lettore invece può aver vissuto 5000 anni: “C’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro”.
Oltre al viaggio nel tempo, il libro può rappresentare un viaggio in altre culture, altri ambienti, altri punti di vista. Fino a favorire, come ipotizza lo psicologo Keith Oatley, l’empatia: la capacità di immedesimarsi nel punto di vista e nelle emozioni degli altri.
Un classico è un romanzo che continua a permetterci questi meravigliosi viaggi interiori, anche a distanza di decenni dalla pubblicazione. I cinque di seguito ne sono ottimi esempi.
Uno, nessuno e centomila (L. Pirandello)
Uno dei romanzi più noti di Luigi Pirandello, pubblicato per la prima volta a puntate nel 1925, si distinse per la modernità delle tematiche trattate. Il giovane Vitangelo Moscarda, detto Gengè, vive negli agi avendo ereditato la fortuna del padre, un banchiere con la fama di usuraio. Una banale osservazione scatena in lui un’improvvisa consapevolezza: ogni persona ci vede a modo suo, e questa immagine non coincide sempre con quella che abbiamo di noi stessi. Le nostre identità si moltiplicano nei punti di vista altrui, in un processo che non controlliamo. Nel tentativo di distruggere le percezioni distorte che gli altri hanno di lui, Vitangelo intraprenderà una serie di azioni che ai suoi concittadini sembreranno follia. Per lui, forse, si tratterà di una liberazione.
Il grande Gatsby (F. Scott Fitzgerald)
Pubblicato nello stesso anno di “Uno, nessuno e centomila”, “Il grande Gatsby” è un viaggio drammatico ed emozionante nei lati oscuri dell’American Dream. Il sogno di successo e ascesa sociale è incarnato dall’indimenticabile Jay Gatsby, un personaggio di umili origini che si è arricchito attraverso traffici illeciti. La sua faraonica villa, il benessere, le grandi feste che tiene regolarmente non riescono però a colmare un vuoto che ha dentro: Gatsby spera ossessivamente di riconquistare Daisy, suo amore giovanile, sposata a un noto giocatore di polo. Al lusso si contrappone lo strazio dei sentimenti, che porterà gli eventi a precipitare tragicamente. La vicenda è narrata da Nick Carraway, il vicino di casa di Gatsby che incarna un approccio alla vita opposto, sobrio e misurato. In qualche modo, però, subisce il fascino dell’animo sognatore di Jay, nonostante le ombre di quest’ultimo.
Gita al faro (V. Woolf)
Pochi autori sono riusciti, come Virginia Woolf, a dilatare la narrazione, svelando gradualmente emozioni e psicologie dei personaggi. L’aspetto dell’introspezione, l’osservazione della personalità prevale sulla trama. “Gita al faro” (1927) è un ottimo esempio del suo stile narrativo, fatto di sospensione e attesa. All’inizio del romanzo la famiglia Ramsay si trova in vacanza sull’isola di Skye, dove progetta una gita al vicino faro. Un evento che il maltempo sembra ostacolare. Conosciamo anche alcuni loro amici, tra i quali la pittrice Lily Briscoe. Nella seconda parte del libro di colpo irrompono la storia, la guerra, la fatalità. Nella terza parte alcuni protagonisti fanno ritorno alla casa sull’isola, dopo dieci anni dall’inizio della narrazione. Sarà possibile ricostruire una quotidianità, riallacciare fili spezzati?
Il piccolo principe (A. De Saint-Exupéry)
Il racconto più noto di Antoine De Saint-Exupéry, pubblicato nel 1943, è molto più di un libro per bambini e ragazzi, come può inizialmente apparire. La sua trama poetica e surreale è densa di significati simbolici e riflessioni sulla vita, che toccano nel profondo anche gli adulti. Un pilota, precipitato con il suo aereo nel deserto del Sahara, fa amicizia con un bambino che afferma di essere un principe extraterrestre. Come racconta lui stesso, è giunto sul nostro Pianeta dopo aver esplorato diversi asteroidi, incontrando singolari personaggi. Il racconto del piccolo principe diventa una riflessione sull’esistenza. Le figure che il ragazzino ha conosciuto, come il re solitario e la volpe, permettono di toccare svariate tematiche: dall’assurdità che i comportamenti degli adulti talvolta dimostrano, alla forza dell’amicizia.
L’insostenibile leggerezza dell’essere (M. Kundera)
Compiamo un balzo avanti nel tempo fino al 1984, quando viene pubblicato “L’insostenibile leggerezza dell’essere” dello scrittore ceco Milan Kundera. Un romanzo trascinante capace di abbracciare varie dimensioni della vita, dalla passione amorosa allo slancio ideologico, fino a tuffarsi in riflessioni di stampo filosofico. I quattro personaggi centrali sono il medico Tomáš, la sua compagna Tereza, la sua amante Sabina e Franz, un professore che instaura una relazione con quest’ultima. Legati da un gioco di sentimenti e aspettative, si troveranno travolti dalla storia con la Primavera di Praga. Esiste per tutti una “missione” esistenziale alla quale votarsi? O la vita, mutevole, richiede all’animo di adattarsi al corso degli eventi? Il romanzo suscita questi e altri interrogativi, toccando anche il tema dell’attrazione tra opposti: c’è una “chimica” che avvicina personalità diverse, come a ricomporre una frattura? Una dinamica dell’incontro tra animi “pesanti” e animi “leggeri”, capaci di fluttuare sulle cose?