Le origini dei nomi di 5 famosi cocktail
di Ugo Cirilli
L’etimologia del termine “cocktail” è molto incerta; secondo alcuni deriverebbe da “cock tail”, “coda di gallo”, nome dato a una bevanda inglese del ‘400 dai colori variopinti.
Di certo dal 1806, anno in cui troviamo la prima testimonianza scritta della parola, la popolarità di questi drink è andata crescendo, assieme alla complessità delle preparazioni. Può sorprendere scoprire che l’elaborazione dei cocktail ebbe una svolta durante il Proibizionismo americano, negli anni ’20 e ‘30. Quando l’alcool era ufficialmente vietato, il suo consumo avveniva solo clandestinamente nei locali detti “speakeasies”, con liquori di contrabbando di bassa qualità. Proprio per questo i baristi tendevano a mixarlo con altri ingredienti, dando vita a ricette inedite.
Oggi i cocktail sono molti. Scopriamo le origini dei nomi di cinque tra i più noti!
Americano
Difficile risalire all’esatta origine di questo cocktail, che con altri nomi risulta esistente già nell’800. Un’ipotesi credibile spiega perché venne ribattezzato così negli anni ‘30, nonostante i suoi ingredienti, bitter e vermouth Martini, siano italiani. Sembra che il pugile Primo Carnera, appena tornato in Italia dopo la vittoria nei Pesi massimi, chiese proprio questo cocktail. Il drink fu così soprannominato “l’Americano” proprio come l’atleta, famoso per i suoi successi negli Stati Uniti.
Negroni
Nel 1919 o secondo altre fonti nel 1920, a Firenze, il Conte Camillo Negroni si stancò di ordinare sempre il solito cocktail di moda, quello che in seguito avrebbe preso il nome di “Americano”.
Chiese così al barista del caffè Casoni di modificare per lui la bevanda, sostituendo il seltz con un po’ di gin. Anche altri avventori, incuriositi, iniziarono a chiedere quel cocktail “alla moda del Conte Negroni”, che riscosse un successo notevole. Presto il drink divenne popolare con il semplice nome di “Negroni”.
Mojito
Sembra che questo cocktail, o un preparato simile con una specie di menta cubana, fosse già in uso tra i marinai del XVII secolo che cercavano un rimedio contro lo scorbuto. Di certo, il drink che conosciamo oggi era già diffuso a Cuba nella prima metà del ‘900, quando lo scrittore Ernest Hemingway amava sorseggiarlo nella “Bodeguita del Medio”. Esistono diverse spiegazioni sulle origini del nome: potrebbe derivare dallo spagnolo “mojadito”, ossia “umido”, o dalla parola “mojo”. Nella cucina cubana, questa indica un preparato con agrumi utilizzato per marinare. Nella cultura vudù assume invece il significato di “incantesimo”.
Cuba Libre
Le origini del famoso drink risalgono agli inizi del ‘900, durante la guerra ispano-americana in cui Cuba ottenne l’indipendenza dalla Spagna, sconfitta dagli USA. La tradizione narra che un militare americano, sostando all’American Bar a L’Avana, chiese al barman di miscelare “Coca Cola americana e rum cubano in un bicchiere con ghiaccio, assieme a una spruzzata di lime”. Sollevò poi il drink in un brindisi con gli altri avventori, gridando “Por Cuba libre!” (“Per Cuba libera!”). Secondo altre fonti l’invenzione fu opera di un barista cubano, che volle unire simbolicamente due culture. Infine, una terza ipotesi vuole il cocktail dedicato a un giornale omonimo, nato a Cuba nel 1928.
Spritz
Come il Cuba Libre, anche lo Spritz appartiene ai long drinks, cocktail in cui la parte alcolica è abbondantemente controbilanciata da ingredienti analcolici. Il suo nome si ricollega proprio all’intento di diluire l’alcool. Pare che a inventare lo Spritz, infatti, siano stati militari, diplomatici e altri lavoratori austriaci che si trovavano in Veneto nell’800, ai tempi dell’Impero austro-ungarico. Non abituati alle forti gradazioni dei vini locali, chiedevano che questi fossero allungati con acqua frizzante. Il nome del cocktail deriverebbe dal tedesco “spritzen”, “spruzzare”. Di certo, non immaginavano che la loro creazione sarebbe rimasta in voga negli anni duemila!