I sogni, un mistero affascinante
di Ugo Cirilli
Il sogno è probabilmente una delle esperienze più sorprendenti che possiamo vivere. Una dimostrazione della potenza e della complessità della nostra mente, capace di generare immagini incredibilmente vivide.
Un fenomeno così singolare ha affascinato, incuriosito e inquietato l’umanità fin dall’antichità. Da tempi remoti ci si interroga sulla ragione del sogno e sulle dinamiche che lo rendono possibile.
I popoli antichi, non disponendo di strumenti per accurate indagini scientifiche, ipotizzarono spiegazioni di natura soprannaturale. Per i Sumeri il sogno poteva rivelare una profezia: nella pratica detta “incubazione”, una persona si recava a dormire in un luogo sacro sotterraneo e riferiva poi a un interprete ciò che aveva sognato. Questi cercava quindi di capirne i significati simbolici. Il rito si diffuse anche nell’antica Grecia e nell’antica Roma. Filosofi come Platone cercarono una spiegazione più razionale, individuando nel sogno una proiezione di pensieri e tratti di personalità del sognatore, o la rielaborazione di ricordi rimasti impressi nella mente da svegli.
Le teorie sui sogni proseguirono nei secoli, interessando altri intellettuali ed esponenti della filosofia, come Kant e Schopenhauer. Particolare attenzione al sogno venne rivolta da Sigmund Freud (1856-1939), il padre della Psicoanalisi. Nella sua visione, venne ripresa l’idea dei sogni come elementi che rispecchiavano il pensiero dell’individuo, ma in un’ottica completamente nuova. L’attività onirica per Freud è generata da pensieri provenienti dalla parte inconscia della mente. Fantasie e desideri repressi durante il giorno perché ritenuti vergognosi, sconvenienti. Tali rappresentazioni mentali non spariscono dalla mente per i tentativi di autocensura: si “nascondono” semplicemente nell’inconscio, per poi riemergere con forza nei sogni.
Con il trascorrere dei decenni, la Psicologia ha acquisito una veste sempre più scientifica, rigorosamente basata su studi e ricerche. Attualmente, le sue teorie sono legate alle nuove scoperte delle neuroscienze. Le ipotesi di Freud hanno trovato conferma?
In realtà, la natura del sogno rimane ancora in buona parte un mistero. Sono nate però nuove, interessanti ipotesi. Come sappiamo, non sempre i sogni rappresentano la soddisfazione di un desiderio. Esistono anche gli incubi!
Proprio dall’incubo hanno preso le mosse alcune ricerche e teorie. Nel 2019 i ricercatori Ross Levin e Tore Nielsen hanno analizzato diversi studi sull’argomento, osservando che gli incubi aumentavano di frequenza a seguito di eventi traumatici, o comunque in periodi di grande stress. Hanno così ipotizzato che si tratti di un fenomeno dovuto alla persistenza di pensieri disturbanti e preoccupazioni, di cui la mente non riesce a liberarsi. Il sogno non inquietante rappresenterebbe invece una riuscita elaborazione interiore degli elementi ansiogeni, che smettono di turbare.
Una ricerca del 2019 ha suggerito un’altra interessante spiegazione. Un gruppo di ricerca ha infatti riscontrato che, in un campione di 89 persone, quelle che avevano avuto incubi durante la settimana risultavano meno impressionabili, di fronte a immagini inquietanti proiettate su uno schermo. Gli scienziati hanno quindi ipotizzato che nel “brutto sogno” la mente affronti paure e preoccupazioni, per elaborarle e fortificare la psiche.
Naturalmente la scienza non ha studiato solo l’incubo, ma anche i sogni in generale. Diversi ricercatori hanno ipotizzato che l’attività onirica sia una conseguenza del consolidamento delle informazioni nella memoria. Nel sonno, nuovi dati ed eventi da ricordare sarebbero immagazzinati a lungo termine. Durante tale processo, senza il controllo razionale che avviene nella veglia, le immagini mentali verrebbero talvolta scambiate per realtà.
Molto interessante è anche la “Teoria della soddisfazione delle aspettative”, elaborata dallo psicologo Joe Griffin nel ’93. Secondo questa ipotesi, nata da anni di ricerche, l’atto di sognare metterebbe simbolicamente “in scena” situazioni attese o temute durante il giorno, che non si sono verificate. Poiché la mente continua a pensarci, mantenendosi in uno stato di agitazione, il sogno agirebbe come uno sfogo. Permetterebbe così il ritorno a una condizione emotiva più stabile.
Anche in questo caso, non è possibile avere una piena certezza della validità dell’ipotesi. Per studiare i sogni, nonostante l’utilizzo di tecnologie come l’elettroencefalogramma, occorre necessariamente affidarsi a punti di vista soggettivi: quello di chi racconta l’esperienza onirica e quello del ricercatore che la interpreta. Così, il motivo per cui sogniamo rimane un mistero. Gli scienziati pensano comunque che questo fenomeno debba avere una funzione precisa. Altrimenti non si spiegherebbe perché l’umanità continui a sognare, generazione dopo generazione, perdendo per un attimo i confini tra la realtà e l’immaginazione.