31 agosto 1997: ci lasciava un’icona, Lady D
di Ugo Cirilli
Era affascinante, altruista, popolare come una star del cinema o della musica. Diana Spencer, Principessa di Galles, divenne una vera e propria icona in Gran Bretagna e nel resto del mondo.
Il 31 agosto del 1997 scomparve all’età di soli 36 anni in un tragico incidente stradale. Diana, conosciuta a livello mediatico come Lady D, si trovava a Parigi assieme al compagno Dodi Al-Fayed. Poco dopo la mezzanotte l’auto sulla quale viaggiavano assieme al loro bodyguard, guidata dall’autista Henri Paul, si schiantò violentemente contro un pilastro di sostegno di un tunnel. Sembra che la vettura fosse inseguita dai paparazzi e la tragedia sia stata causata dalla precipitosa fuga della coppia. Da allora, attorno all’evento sono nate anche teorie complottistiche, che mettono in dubbio la casualità dell’incidente. Alcune hanno perfino puntato il dito contro la Casa Reale, sostenendo che la Principessa anticonformista rappresentava un elemento scomodo. Queste ipotesi rimangono tuttavia difficili da dimostrare. Quel che è certo è l’enorme risonanza mediatica di cui Diana godeva ed era al contempo vittima, che scatenò i paparazzi all’ inseguimento in quella fatidica notte. Solo il bodyguard Trevor Rees-Jones sopravvisse allo schianto.
La fama di Lady D va ben oltre la tragica circostanza della sua scomparsa. Il modo in cui visse il suo ruolo pubblico conquistò i cuori di tanti ammiratori a livello globale.
Tra infelicità coniugale ed empatia per i più deboli, un’icona del XX secolo
Diana nacque nel 1961 in una famiglia dell’aristocrazia britannica: i genitori erano Visconti e crebbe nelle vicinanze di una residenza della Famiglia Reale. Durante una battuta di caccia nel 1977 conobbe il Principe Carlo; la loro relazione culminò nel matrimonio, nel 1981. Non fu un’unione felice: Diana si sentiva trascurata dal marito e non gradiva sempre i protocolli e le imposizioni dei Reali. La travolgente esposizione mediatica e le pressioni legate al suo ruolo, inoltre, la mettevano in difficoltà. Nonostante tutto, iniziò a gestire efficacemente i suoi impegni pubblici, dimostrando una grande attenzione per la beneficienza. Divenne madrina di svariati eventi filantropici e si adoperò per le cause più disparate, dal sostegno ai disabili alla lotta all’AIDS. Partecipò ad iniziative benefiche non solo nel Regno Unito: fornì ad esempio attrezzature a un ospedale pediatrico di Mosca, supportò le attività di Madre Teresa di Calcutta e diede un contributo importante alla campagna per l’abolizione delle mine antiuomo. È celebre lo scatto che la ritrae in Angola, sul luogo di un campo minato, con giubbotto protettivo ed elmetto.
Alla popolarità di Lady D, oltre all’altruismo, contribuì anche l’atteggiamento libertario e indipendente. In più occasioni sfidò apertamente le decisioni e le convenzioni della Royal Family. Scelse ad esempio di far nascere il primo figlio William in un ospedale pubblico e di portarlo con sé, a soli nove mesi, nel tour ufficiale dell’Australia e della Nuova Zelanda. Già nel 1981, durante un ricevimento, aveva indossato un abito giudicato troppo audace rispetto al protocollo: nero, stretto e scollato. In quell’ occasione la Principessa Grace di Monaco confortò la giovane Diana dalla sua sensazione di inadeguatezza, ma le rivolse anche una frase dall’ ironia amara: “Non preoccuparti, cara. Vedrai che sarà sempre peggio”.
Con queste premesse, il matrimonio con Carlo era a rischio. Com’è noto, i coniugi ebbero relazioni clandestine: lei con il maggiore James Hewitt, lui con Camilla Parker-Bowles, che avrebbe in seguito sposato. Il divorzio venne reso ufficiale nel 1996. Dopo la relazione con il cardiochirurgo di origine pakistana Hasnat Khan, Diana conobbe e iniziò a frequentare Dodi Al-Fayed, imprenditore figlio di Mohamed Al-Fayed, proprietario dei magazzini Harrods di Londra. Purtroppo un triste destino attendeva la coppia.
Un monumento all’interno di Harrods li ha ricordati a lungo, con la dicitura “Innocent victims”. Due statue in bronzo ritraggono Diana e Dodi con le mani giunte, dalle quali si leva in volo un gabbiano. L’opera è stata rimossa nel 2018 dalla Qatar Holding, nuova società proprietaria dei magazzini. Ufficialmente, la direzione ha ritenuto opportuno restituirla alla famiglia Al-Fayed, dopo che i Principi William e Harry hanno commissionato un nuovo memoriale a Kensington Palace. È opinione diffusa, però, che i grandi magazzini volessero riconquistare i favori della Royal Family, rimuovendo una scultura che rappresenta una tacita accusa. Mohamed Al-Fayed ha infatti sostenuto l’ipotesi di un complotto. La Casa Reale privò perfino Harrods della Royal Warrant, onoreficenza assegnata alle attività commerciali che servono la Corona.
Lady D continua a vivere nel cuore di tante persone come una delle figure più carismatiche del ventesimo secolo, che si distinse per la generosità e per l’anticonformismo gentile. Forse è questo che conta. Il resto, direbbe un altro inglese famoso, Oscar Wilde, “is merely gossip”. Solo pettegolezzi.