La fotografia: l’arte di catturare l’istante, dai primi esperimenti al digitale
di Ugo Cirilli
Se fosse un quadro, forse lo attribuiremmo al Cubismo, o a una pittura quasi astratta. Intuiamo le sagome dei tetti, alcune macchie che sembrano finestre, ma il paesaggio appare poco comprensibile. È la prima fotografia della storia, scattata nel 1826 dal francese Joseph Nicéphore Niépce. Il ricercatore e chimico catturò la famosa “Veduta dalla finestra a Le Gras” impiegando diverse ore, forse giorni.
Da tempi remoti si sapeva che in una camera buia, con un piccolo foro, era possibile ottenere una proiezione capovolta dell’ambiente esterno. Niépce pose una sostanza che schiariva a seconda della luce, il bitume di Giudea, su una lastra di stagno in una scatola con un foro: la prima fotocamera. La fotografia, accolta con grande interesse, conobbe una rapida evoluzione. I tempi necessari per catturare l’immagine si ridussero, nacquero supporti più leggeri: la cosiddetta “carta salata”, poi quella d’albumina, realizzata… con le chiare d’uovo. Nel 1888 arrivò la rivoluzione della pellicola avvolgibile, applicata per la prima volta alla fotocamera Kodak n.1. “Premete il bottone, noi faremo il resto”: questo slogan di George Eastman, inventore della Kodak, sintetizza bene l’innovazione. Nacque così, praticamente, la fotografia moderna.
Tante sono le foto che hanno segnato la storia, dalla “madre migrante” immortalata da Dorothea Lange durante la Grande Depressione USA (anni ’30) allo sbarco sulla Luna, dal concerto di Woodstock alla caduta del Muro di Berlino. Molte hanno raccontato l’assurda tragicità della guerra e le sue vittime: tra le più iconiche, l’immagine della bambina vietnamita che fugge dal suo villaggio bombardato, scattata da Nick Ut nel 1972. O il celebre ritratto della ragazza afgana dallo sguardo intenso, realizzato da Steve McCurry in un campo profughi in Pakistan.
La storia della fotografia è fatta anche da immagini “pop”: dai Beatles che attraversano la strada per la cover di “Abbey Road”, immortalati da Ian McMillan, alla famosa “linguaccia” di Albert Einstein ritratto da Arthur Sasse.
Anche il fotoreportage di viaggio si è affermato negli anni come un vero e proprio genere a sé, capace di far sognare grazie alla visione di paesaggi lontani, di arricchire con la scoperta di tradizioni e culture diverse.
Mai come oggi, probabilmente, scattare foto sta diventando una pratica diffusa, grazie alla fotocamera digitale (il prototipo è del ’75) e alla sua applicazione su smartphone. Il primo a collegare una macchina fotografica al cellulare è stato l’imprenditore Philippe Kahn, che nel 1997 scattò una foto alla figlia neonata condividendola via web. Nel 2000 lo smartphone con fotocamera incorporata era già in commercio.
A volte scattiamo fin troppo facilmente, senza ricercare con cura l’inquadratura e la composizione… ma l’immediatezza del digitale e della smartphone photography permette di catturare immagini con grande rapidità, senza sacrificare necessariamente l’estetica. Anche la fotografia da cellulare, infatti, sta raggiungendo nuovi standard sia tecnologici che artistici: lo dimostrano le bellissime immagini premiate ai Mobile Phone Photography Award del 2019, che possono essere ammirate sul sito web https://mobilephotoawards.com/9th-annual-mpa-winners-honorable-mentions/
Per i tanti appassionati esistono oggi concorsi di ogni genere, per fotocamera digitale, smartphone o pellicola, dedicati a varie tematiche: natura, viaggi, attualità… alcuni, in questo periodo, sono dedicati all’emergenza Covid. Non potremmo avere una dimostrazione più forte della vitalità della fotografia, sempre pronta a registrare le pulsazioni del quotidiano, a raccontare i nostri tempi, a emozionare.