I programmi di cucina, dagli inizi al boom del momento
di Ugo Cirilli
Un tempo, forse, nessuno avrebbe immaginato di trasformare il mondo della ristorazione in uno show televisivo trendy. In fondo si tratta di professioni talvolta dure e frenetiche, che richiedono nervi saldi piuttosto che un look glamour. D’altra parte, però, quando parliamo di cibo oggi entra in gioco una componente di sensualità, che non si limita al gusto ma abbraccia anche l’estetica delle portate, l’impiattamento, le decorazioni. E dietro ai fornelli si manifestano spesso passione, perseveranza, ostinazione di fronte alle difficoltà. Si scrivono come in un romanzo le storie di tante persone, giovani o meno giovani, che sognano magari di diventare stelle della ristorazione.
Insomma, a ben vedere nelle cucine non sono mai mancati, è proprio il caso di dirlo, gli ingredienti per realizzare format TV appassionanti. Oggi, infatti, assistiamo a un tripudio di programmi che esplorano gli aspetti più vari del mondo culinario: dal lavoro in brigata nei ristoranti alla pasticceria, dall’impegno dei semplici appassionati alla perizia dei professionisti. Tra reality e talent, le telecamere ci portano dietro le quinte del settore, mostrano i cuochi al lavoro per contendersi un premio o, semplicemente, per insegnare qualcosa dei loro segreti allo spettatore.
Il trionfo della cucina in TV è un fenomeno indiscutibile anche in Italia, con programmi come le versioni tricolore di MasterChef e Bake Off. Tuttavia all’inizio, nel nostro Paese, qualcuno era scettico sul successo dell’intrattenimento televisivo “food oriented”.
Dai dubbi al successo
Se MasterChef nasceva nel 1990 in Inghilterra, in Italia alla fine degli anni ’90 regnava ancora il dubbio su tali programmi. A raccontarlo è Antonella Clerici, che proponeva di sviluppare trasmissioni culinarie e si sentiva rispondere che quei format non avrebbero funzionato. Un pregiudizio che lei stessa smentì con “La prova del cuoco”, a partire dal 2000: la sfida tra persone comuni o “VIP” ai fornelli si rivelò un successo. I risultati lusinghieri aprirono ai cooking show il panorama della TV, anche nel nostro Paese. Nello stesso periodo, Gambero Rosso lanciava il suo canale tematico dedicato alla gastronomia, prima su RaiSat poi su Sky.
Agli autori televisivi non sfuggì l’elemento “passionale”, la tensione della sfida di ogni chef con se stesso e con la concorrenza, l’adrenalina. Aspetti sottolineati ed esaltati da MasterChef, che ha la sua versione italiana dal 2011 e, in maniera forse più giocosa, dal suo corrispettivo di pasticceria “Bake Off” (l’edizione del nostro Paese nacque nel 2013, mentre l’originale britannico esiste dal 2010).
Molti spettatori si sono avvicinati a queste trasmissioni non solo per la carica spettacolare, ma anche nella speranza di carpire stratagemmi e imparare ricette per sorprendere gli ospiti. L’enfasi sulla competizione dei talent, talvolta, porta però a un montaggio frenetico che rende difficile seguire una ricetta. Per chi desidera sviluppare le proprie abilità culinarie, è nato da tempo un filone di programmi ad hoc: nessuna competizione, ma la possibilità di apprendere con calma nuove preparazioni, seguendo una figura esperta. Nella nostra TV si è presto confermata regina del genere Benedetta Parodi, con celebri trasmissioni come “Cotto e mangiato” e “I menù di Benedetta”.
Se il rassicurante mondo dei programmi in stile “tutorial” ha le sue figure di riferimento, come la stessa Parodi o la food blogger Benedetta Rossi di “Fatto in casa per voi”, i format basati sulla competizione necessitano di volti più austeri e severi, che accrescano la tensione della gara. Proprio in tale settore è nata una nuova figura televisiva: lo chef superstar in veste di giudice inflessibile. Tra questi spiccano ad esempio Carlo Cracco, che ha smentito tuttavia nelle interviste la sua immagine “cattiva”, Joe Bastianich, Bruno Barbieri, Antonino Cannavacciuolo e i pasticceri “VIP” Iginio Massari e Ernst Knam. Figure che per esigenze di scena indossano spesso una maschera di severità, ma sanno dimostrare anche empatia. Del resto, i talent culinari attirano spesso persone che sognano di cambiare la propria vita; le crisi personali e i momenti di sconforto dei concorrenti sono frequenti. In quelle circostanze, alla critica spietata subentra talvolta l’incoraggiamento e si svela il lato più “umano” dell’accigliato chef.
Nonostante le dinamiche di spettacolarizzazione della cucina non mettano tutti d’accordo, indubbiamente i programmi TV hanno avvicinato al settore tante persone. Anche alcuni bambini, come dimostra il successo dei format con piccoli cuochi come protagonisti; ad esempio Junior MasterChef Italia e Junior Bake Off Italia. Trasmissioni in cui, a volte, la bravura degli “juniores” imbarazza tanti adulti: quelli che, magari, hanno più dimestichezza con le istruzioni dei surgelati che con le ricette creative.